Il commento di Alberto Ancillotti all'intervista ad Antonio Silva pubblicata su MTBnews.
Premetto che conosco Antonio da tanti anni e devo dire che oltre ad essere una persona cordiale e alla mano è anche uno che ha ampiamente meritato di realizzare il suo sogno a lungo inseguito,quello di diventare il DT della nazionale, non fosse altro per la passione che ha sempre messo e ci mette tuttora.
Devo comunque dire che non ho lo stesso suo punto di vista su argomenti che ritengo molto importanti sia per il movimento sia per la crescita degli atleti
Primo fra tutti questa supposta divaricazione di interessi ed incompatibilità fra amatori ed agonisti.
Partirei dal problema tracciati, che i percorsi italiani non siano all’altezza ormai è diventato un luogo comune, visto i tanti, troppi anni che si fa presente il problema.
C’è da domandarsi chi stà facendo qualcosa e nel caso chi dovrebbe fare qualcosa per cambiare!
E' questo il punto, si sarebbe potuto sperare proprio che qualcuno andasse a visionare in tempo i tracciati, desse nel caso dei consigli delle regole ,seguisse la cosa e questo chi se non qualcuno della FCI?
Quindi il problema principale è che non ci si cura dei percorsi, non che gli amatori organizzino una rivolta se si modernizzano,è proprio il contrario, io penso che anche loro sarebbero ben contenti di girare su percorsi piu’ moderni soprattutto piu’ lavorati.
Il tempo del "tutto al naturale" è finito da un pezzo, solo da noi alligna ancora per incuria o per scarsa preparazione degli organizzatori.
Un percorso ben fatto,moderno ed educativo, diverte anche di piu’ e non è detto che sia piu’ pericoloso e scateni le ire degli amatori,anzi al contrario, abbiamo davanti l’esempio di Pila, forse cè stata la rivolta degli amatori, ci sono stati piu’ incidenti che in altri percorsi?
Per quel poco che abbiamo potuto fare all’Abetone mi sembra che tutti, amatori compresi, siano rimasti contenti delle modernizzazioni apportate e ciò nonostante non c’è stato bisogno di interventi dei soccorsi, a riprova che non è il percorso moderno ed impegnativo a generare di piu'incidenti ma il percorso fatto male!
Non c’è bisogno di sacrificare quindi nessuno sull’altare dello sviluppo, tantomeno il “nocciolo duro” ,grazie al quale perlomeno abbiamo un movimento in crescita numerica, con tutti i molti aspetti positivi che questo comporta e che, tra l’altro ,con figli e parenti dà un grande contributo di nuovi, giovani ingressi
Del resto vediamo che a livello europeo tutti ,amatori e agonisti, corrono tutti sugli stessi percorsi, molto piu’ moderni dei nostri, senza che ci siano recriminazioni o problemi di sorta.
Di poi ma siamo sicuri che la nostra arretratezza dipenda dai soli percorsi o ci siano invece tutta una serie di motivi caratterizzati dalla nostra generale situazione sportiva nazionale e dall’impegno della nostra federazione?
In primis trovo inammissibile che non ci sia un circuito di four cross o perlomeno di slalom ma solo una gara con sparuti partecipanti ,questa disciplina è troppo importante per “svegliare” quella "fretta" nel modo di guidare quell’”attaccare” che ci vuole oggi anche nella DH, per essere del tutto snobbata come solo in italia avviene.
Come causa fondamentale comunque resta il fatto che ci sono, da noi troppo pochi giovani ad entrare in questa disciplina e ,con pochi, è molto piu’ difficile che ci esca fuori il fenomeno.
Se penso che nelle gare inglesi ci sono solo al nazionale una sessantina di junior, una trentina di donne, per non parlare dello stuolo di youth, juvenile ecc ci troviamo ad essere veramente in difficoltà e quindi in questa situazione molto poco puo’ fare un DT.
Sono comunque a parer mio evidenti e devono essere considerate nelle scelte, due cose fondamentali:
1° che fuoriclasse si nasce e non si diventa;
2° il modo di distinguersi per chi è fuoriclasse è quello di mettersi subito in luce, fin dall’inizio, attaccare e vincere da subito, magari sbagliare ma comunque fàr notare un qualcosa in piu’ nello stile, nella grinta nella personalità, questo fin da subito.
Su questi bisogna puntare perché il lavoro, l’applicazione, l’allenamento certo possono migliorare quantitativamente il livello ma il DNA adatto uno deve averlo di natura, altrimenti si riesce solo a far crescere un buon pilota ma mai un fuoriclasse ,che è quello che cerchiamo.
Alberto Ancillotti