Ho letto l’ultimo Tutto MTB e gli articoli delle importanti gare DH del periodo.
Ho pensato a lungo se scrivere o no queste mie impressioni perchè c’è sempre stato un grande affetto da parte mia per tutto MTB, una rivista mai venale, sempre appassionata; sulle pagine di questa rivista sono scorsi e riportati tutti i sedici anni di storia che ho dedicato alla MTB.
Mi dispiace molto quindi dover commentare quanto ho letto in questi ultimi numeri e se il commento sarà critico, non vuole esserlo nei confronti della rivista, nel caso, lo è con l’autore degli articoli.
Ritengo infatti che a fare i reportage sulle gare e connessi dovrebbero essere delle persone non direttamente coinvolte, certamente non aventi interessi diretti nelle stesse competizioni sulle quali vengono poi a portare il loro commento.
Nell’articolo di Pila si fa “riferimento” alla supposta fortuna di Milivinti a Vigo, evidentemente frutto di una superficiale conoscenza dell’accaduto, perché quando era partito Marco la pioggia era già cominciata, comunque che la sua prestazione in quell’occasione, non fosse stata un caso fortuito, lo ha dimostrato a Champery poche settimane dopo e ancora di piu’ quest’anno dopo le sue prestazioni al Mondiale ed all’Europeo.
Questo “riferimento” a parer mio è stato fatto anche per accreditare la tesi che quanto accaduto a pila è di normale amministrazione mentre è evidente che è stata la conseguenza di un vergognoso ed incredibile regolamento, (diverso da quello del circuito e specifico per il camp. Italiano) che ha fatto sì che il pilota piu’ gettonato per la vittoria, venga fatto partire non solo lontano dai suoi rivali, ma con una donna e tre esordienti davanti!
C’è da chiedersi chi ha steso questo regolamento, non solo per l’iniquità intrinseca, ma soprattutto per il pericolo a cui sono andati incontro i ragazzi “agonisti” (minorenni ed alle loro prime esperienze”) e lo stesso pilota che ha dovuto sorpassarli!
Non credo che in un qualsiasi altro paese sarebbe potuto succedere una cosa simile. Una cosa incredibile e sottolineo che, di questo, non troviamo nessuna traccia nell’articolo, la cosa infatti non viene assolutamente riportata.
Continuo la lettura e vedo che viene definito “solo” quarto all’Europeo, nell’articolo tra tante foto di maglie francesi, non ne vedo nessuna del pilota italiano!
Che dire, una prestazione che, come quella di Val di Sole è andata al di là di ogni piu’ rosea previsione, per assumere i primi connotati di un riscatto internazionale dei piloti italiani, avrebbe dovuto avere proprio su una rivista di casa, un grande risalto invece qui riceve, da chi scrive, un trattamento deludente, al di fuori fra l’altro di ogni logica giornalistica, perchè fa anche piu’ notizia un italiano che si distingue, del solito straniero.
L’autore continua poi la sua guerra personale alle Skin Suit, guarda caso adottate in certe gare anche dal team Ancillotti,certo anche a me non piacciono ma penso sarebbe meglio dedicare lo spazio al problema estremamente importante delle protezioni ed della sicurezza ed alla criticabile decisione dell’UCI di non renderle obbligatorie ,proprio in un momento in cui le velocità ed i rischi sono in costante aumento, invece di ignorarlo completamente come lui fa, per spendere invece tante e ricorrenti parole per questo aspetto, puramente di linea e di moda.
Alberto Ancillotti